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martedì 8 aprile 2008
domenica 6 aprile 2008
mercoledì 2 aprile 2008
MOSTRA FOTOGRAFICA "LEO SUM" DI ATTILIO GERBINO - SPAZIO ESPOSITIVO "LA FELTRINELLI" - GENOVA

SPAZIO ESPOSITIVO: la Feltrinelli Libreria, Via XX Settembre 231/233r, 16121 Genova GE
tel. + 39 010 540830-5704818, fax + 39 010 5702568
“Credi in questo mandala con tutto il tuo cuore. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito del leone (…)”.
Tanti, tanti, tanti leoni. Perché, mi chiesi allora, Gerbino è qui, ora, a pormi dinanzi ai leoni?
con pochi elementi (il ritratto, un uso intelligente e scanzonato della posa, un'interazione tra risultato fotografico e sfondo artificiale). Poi, quel benedetto titolo e quel ricorrente cartello: l'uno rimanda alle vecchissime carte geografiche ed all'uso, anche moderno, dei tanti significati dell'espressione. L'altro, una sorta di attestato, di diploma o di carta d'identità. Tra le due espressioni non solo una relazione semantica ma anche un invito a teatralizzare il gioco dei rimandi. Se l’hic è avverbio di luogo, il sum è un esplicito presente temporale entro il quale la figura, o la persona, pretende di stare ed essere, ed agire, e magari ruggire. In questo voler apparire, ognuna delle persone ritratte inventa (nel senso di trovare) una plausibile espressione che spieghi (accettando, sfuggendo) il suo modo di essere o non essere leo/leones. E sorridono loro e sorridiamo noi. Lo strumento fotografico diventa allora un interlocutore che dovrà raccogliere la/le risposta che serve all'autore per capire dove stanno le differenze/diversità tra i leoni ed i non leoni. Ma esistono poi queste differenze?
Le individualità delle espressioni e dei gesti si appiattiscono nella serie e nel contesto di sfondi dai colori acidi/allegri tanto cari a Andy Warhol ed ai suoi messaggi corrosivi: quel Sindaco amministrerà un capoluogo subalpino o una città dal toponimo arabo? E questi abiti, unico elemento per decifrare la probabile provenienza di questi personaggi (?) non sono forse comuni a tanta parte degli abitanti del mondo? Invero l'abito non fa più il monaco, e neanche il ritratto fotografico.”
Guardano l’obiettivo fotografico con la coscienza di essere guardati da noi e non da un occhio divino colpevolizzante
o mercificante da Grande fratello.”
Oddio, qualcosa del leone si intravede. Negli sguardi. Ironicamente indagatori, penetranti, di chi è abituato a pesare l'altrui consistenza con un'occhiata. Ironicamente fieri, di chi deve dimostrare subito, a colpo d'occhio, di non essere una possibile preda ma il cacciatore. Leo sum. In certi movimenti arditi, ma non per questo scomposti o sbracati. "A guisa di leon quando si posa", ha scritto Dante, il sommo poeta. Perché il leone è leone persino quando dorme, con la zampa teneramente poggiata sugli occhi e la folta criniera lievemente scompigliata dal vento della savana. Nelle favole il leone è definito
Tutti leoni, ora, come todos caballeros ai tempi di Carlo V. Con tanto di cartello bene in vista, chissà mai qualcuno se lo dimentichi. Tutti leoni. Giovani e vecchi, uomini e donne, belli e brutti. Ci sono anche quelli, per fare un (involontario?) dispetto ai padroni della pubblicità, che vogliono tutti snelli, in forma, pimpanti di ardore consumistico. E tanto per sottolineare che i tempi sono cambiati, che chiunque può dire leo sum, non c'è più motivo di avere la faccia seriosa e pensosa che è obbligatoria per i re. Nossignore. Dove tutti sono re, è meglio prenderla in allegria, riderci su, far finta di niente. Non è il caso di ruggire a bocca spalancata. Perché uno è re dentro. Nella testa, nell'anima. Non c'è bisogno di cose esteriori, di corone e di mantelli orlati di ermellino o scettri impreziositi da pietre preziose o mappamondi d'oro tenuti in alto con la zampa, pardon, la mano guantata. Leo sum. Bisogna crederci.”
MOSTRA FOTOGRAFICA "MORFOLOGIE" DI ANTONELLA GANDINI

SPAZIO ESPOSITIVO: Galleria Fotografica Luigi Ghirri,
via Duomo 11 c/o Corte Capitaniale (95041) Caltagirone (CT), + 39 334 3358978, + 39 333 2419089
Pippo PAPPALARDO,
Nella recente produzione artistica, ripropone il tema dell’immagine fotografica come luogo mentale nel quale, considerando la complessa relazione fra immagine e realtà – problematica tipica della sua esplorazione estetica – e impiegando il mezzo fotografico nella tradizione del bianco-nero con l’intento di andare oltre la semplice rappresentazione, si manifesta il fascino della visione. Il video e le immagini, stampate dall’autrice su carta baritata, evidenziano un personale punto di vista che privilegia l’essenzialità della forma e l’ambiguità evocativa dell’oggetto rappresentato. In queste opere, la purezza e l’armonia dei vegetali o dei corpi umani sembrano evocare la classicità e la plasticità delle forme percorse da una inquietudine del tutto moderna. Il corpo è visto quale paesaggio reale e mentale, integrato alla natura. Le immagini moltiplicano il senso e i significati di ogni istante del tempo umano pertanto il loro interesse non ha confini e, non rispondendo a codici predefiniti, libera lo sguardo dello spettatore. L’artista, nell’affrontare ciò che è invisibile o sotteso alla quotidianità del reale, espone una presenza muta, metafora dell’universale, ottenendo un risultato di grande poesia che, per l’ambiguo metamorfico oggettivo che ne deriva, realizza forme di una realtà nello stesso tempo simile e diversa da quella nota.